Ultra Trailer attempt n. 1

E’ tanto che non passo da queste pagine. L’ultimo post risale esattamente al 15 ottobre, pochi giorni dopo un solare Trail al Parco della Maremma.
Quello è stato l’evento che mi ha fatto pensare che il trail non è così male. Certo per il mio fisico fornito di caviglie (e giunture in genere) deboli e lasse, lascito di un po’ di anni di basket, non è il miglior sport. Se condiamo il tutto con una buona dose di “non devo essere mica il primo, e nemmeno il secondo, il terzo” e con un pizzico di “l’importante è divertirsi e non farsi male”, allora il trail diventa una soluzione accettabile.

L’ambiente trail poi mi è sembrato più relaxed (a parte per quel nugolo di pretendenti alla vittoria che lo prendono con più di foga) e così influenzato anche da fattori esogeni che al termine di una brutta prestazione possiamo sì interpellarci e riflettere sulla preparazione e l’approccio, ma volendo possiamo anche dare colpa al fango/pioggia/freddo/dislivello/ristori scarsi/unghia incarnita/bastoncini spezzati… insomma volendo ci sono molte scuse da poter tirare fuori per giustificare un risultato (negativamente) inaspettato.

Dato però che la mia idea è di vivere la corsa in maniera più rilassata, non prenderò (spero mai) in considerazione quel nugolo di giustificazioni.

Per avere carne al fuoco da mettere a nutrimento dei momenti di riflessione, ho deciso di adottare un tipo particolare di allenamento, che proprio per la sua particolarità credo sia il più diffuso in assoluto nel mondo del running: l’approccio “ad minchiam”, o più tecnicamente “come mi va”.

Nella stesura della tabella di massima ho contemplato i seguenti fattori:

  • Correre più volte possibile nell’arco della settimana, ma non più di 5 giorni in tutto
  • Evitare la pioggia come la peste. Se piove sto a casa
  • Utilizzare sempre il solito percorso nei giorni infrasettimanali, abbastanza sicuro per l’ora a cui vado, che tra anda e rianda fa 10,2 km
  • Non stare a guardare il passo, non fare lenti, non fare medi, non fare ripetute. Sempre lo stesso passo a sensazione
  • Utilizzare il sabato e la domenica (e anche ambedue i giorni se gli impegni ed il meteo lo permettono) per fare i lunghi, sempre sul medesimo percorso da fare più volte, per un totale di minimo 20 km e massimo 40 km a uscita
  • Per aggiungere un po’ di D+, dato che negli ultra trail è un valore su cui gli organizzatori non lesinano troppo, deviare dal percorso standard per fare la salita di Vico Alto anche più volte, da un minimo di 3 volte (730 metri e D+ 70 a salire) ad un massimo di quanto mi sento

Ho iniziato ad applicare questo approccio fin da inizio agosto 2015, dopo aver ripreso a correre con un po’ più di regolarità un volta passata (ma ancora mica del tutto) la fascite plantare e dopo un divertente Amiata Trail da 14 km ed un altrettanto allegro Miniera In Trail, sempre nella versione da 14 km.

Ho aumentato i chilometraggi a partire da fine ottobre, una volta fatto anche il Trail del Luca (14 km in 1h05m12s). Ho corso fino ad oggi abbastanza regolarmente, a parte il solito stop per le olive e un paio di periodi di malattia per un totale di 20 giorni di riposo-non-voluto.

Mi sono così presentato al mio primo ultra trail, di cui parlerò prossimamente, con 700 km in 55 sedute di cui 5 con distanze superiori a 20 km (30 il 31.10; 30 il 22.11; 40 il 28.11; 25 il 16.01; 20 il 23.01).

Nei lunghi ho anche fatto tentativi alimentari e di idratazione, trovando un leggero beneficio nella combinazione “un sorso ogni 15 minuti e una barretta ogni ora”. Naturalmente anche questo accorgimento nelle ultra è stato assolutamente disatteso.

Alla prossima per il primo ultra trail.

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